Venerdì 22 Marzo nella nostra saletta hanno suonato un sax baritono, un clarinetto contralto, una fisarmonica, un harmonium e vari oggetti.
L’anima musicale di questo duo è un’anima
errante, alla perenne ricerca di un’idea, di una luce nascosta, pronta, appena
scovata, ad abbandonarla e immediatamente a ripartire. Il mezzo è il canto,
primordiale: ciò che è prima della parola, il suono che è rito, magia, cura,
viatico. In questa storia, in questo viaggio, tempo e spazio non esistono: qui
è altrove, ora è mai. “Agapi” è l’antico e il moderno che si nutrono l’uno
dell’altro. “Agapi” è la musica de-composta, la forma aperta, mutevole,
liquida. “Agapi” attinge a un
folklore immaginato, archetipico, alla memoria dei luoghi, con tutte le
influenze geografiche, stilistiche e “linguistiche” che in questi secoli hanno
informato le musiche popolari.
Nessun commento:
Posta un commento